lunedì 15 giugno 2015

Maître o maitre?



Caro Alessandro,
Ti scrivo questa lettera per informarti che la Tua idea di una Architettura legata all'arte culinaria ha trovato nuovi epigoni. La Tua "fetta di polenta" può essere degustata assieme ad una buona fettina di Gruyère, anche se non è di autentica produzione DOP. Infatti, non è prodotto nei Cantoni di Friburgo, Neuchâtel e Vaud nonché nelle regioni francofone del Canton Berna. Vista la oramai diffusa contraffazione dei generi alimentari, è un prodotto inglese, nazione peraltro non molto rinomata nella produzione di formaggi, e Tu che sei novarese di origini sai bene cosa vuol dire formaggio: il gorgonzola di Novara è un mito e le penne al gorgonzola e noci come le fanno a Novara sono fantastiche.
Tanto Ti dovevo per Tua informazione, e mi dispiace che non sei più il solo architetto gastronomo.
Tuo affezionato e devoto estimatore.
Massimo Corradi




A sin.: Casa Scaccabarozzi a Torino, "La fetta di polenta" (1840-41) di Alessandro Antonelli; a destra: "Le cylindre de Gruyère", London Super Skyscraper Building, England, UK – design by Popularchitecture.



Maître o maitre?

Per maître (o maitre, in francese moderno) s'intende un maestro d'arte, un insegnante o il conservatore di un'arte liberale. Disgraziatamente la lingua moderna o contemporanea francese ha perso l'accento circonflesso, segno diacritico espressione di un linguaggio composto e composito, così come l'architettura moderna e contemporanea ha perso il senso del "linguaggio" ed è diventata un blaterare, barbugliare, balbettare informe di forme che non parlano ma urlano - la loro impotenza espressiva versus la ratio e la logica, la poetica e l'arte - attraverso la loro indelicatezza delle geometrie, del disegno, della costruzione, dichiarando a piena voce quello che per loro è architettese e non Architettura.
Anche se spesso un "gergo" è più comprensibile di un linguaggio, rimane il dubbio che questo immaginario espresso attraverso un gergo nulla abbia a che fare con l'Architettura. Per questo motivo, quello che auspico è che il linguaggio dell'Architettura non continui a trasformarsi in un "gergo" architettese, dove il linguaggio non è più tale e il senso del costruito non sia fondato su trasformazioni convenzionali di materiali, forme e strutture, con inserzioni di elementi lessicali esotici o forzatamente "innovativi", allo scopo di garantire l’identità di un gruppo e di non farsi intendere da coloro che ne sono estranei, se non con lo stupore dell'immagine, spesso vuota di contenuti.

Io credo che la mancanza di cultura in senso lato e cultura architettonica in senso stretto sia legata a questa società consumistica che tutto crea e immediatamente distrugge. Quanti giovani architetti hanno letto i classici della trattatistica rinascimentale o i manuali settecenteschi e ottocenteschi sull'arte del costruire, o ancora saggi di critica architettonica o testi di storia dell'architettura. Oggi si guarda solo avanti perché la non cultura architettonica e quella del nuovo forzatamente nuovo, di quello che alcuni colleghi hanno definito l' "International Style", ovvero il non stile perché non esiste uno stile unico per ogni luogo, perché ogni luogo è diverso dall'altro. Su queste basi si fonda la povertà dell'architettura (con la a minuscola) contemporanea rispetto alla ricchezza dell'Architettura (con la A maiuscola); è quest'ultima, infatti, che ha saputo costruire un patrimonio di inestimabile valore per l'umanità.
Le 'archistars' che costruiscono in ogni luogo e in ogni dove sfornando decine, centinaia di progetti all'anno non sono architetti ma "piazzisti" di prodotti di cui non conoscono neppure i processi produttivi. Se uno qualunque di questi personaggi dovesse dedicare il tempo necessario per comprendere quello che qualcuno per lui ha progettato e si sta realizzando in cantiere, avrebbe bisogno delle proverbiali nove vite di un gatto e forse anche qualcosa di più. Ma già, si sa loro sono onnipotenti, infallibili, enciclopedici e a mala pena sanno leggere e scrivere, perché l'Architettura è un Arte, l'Arte dello scrivere con la materia.


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